venerdì 26 luglio 2019

La via della bellezza (Vito Mancuso)

E' più corretto riportare prima il titolo di un libro o il nome del suo autore?
Ho scelto prima il titolo non perché questo dequalifichi l'autore, ma perché trovo il titolo già argomento di profonde riflessioni.
Certamente il titolo di un libro, quando sincero, autentico, non può discernere dall'autore. O meglio, non può non essere una viva esperienza dell'autore stesso. I suoi occhi, il suo pensiero organico partecipa a questa visione, suggerisce questa liberazione, alimenta questa soluzione.

La via della BELLEZZA è un libro che si può catalogare tra il genere saggistica.
E la saggistica prevede ritmi più lenti, più accurati, più dilatati. La saggistica vuole delle pause di riflessione ed una profonda sincerità nella lettura affinché questa possa suggerire visioni e dettagli prima celati o sconosciuti.

Sono i ritmi degli slow-rider (per dirla in inglese) o i viaggiatori-lenti.
Sono i ritmi di coloro che, in sella ad una 2 ruote, si impegnano in velocità che permettano agli sguardi dell'emozione di impressionarsi con i colori variegati della realtà circostante.
Sono i ritmi di chi sceglie di meravigliarsi nonostante il navigatore proponga curve spasmodiche o percorsi più veloci.
Sono i ritmi di chi, giunto alla meta, si ferma a contemplare un tratto di strada, una montagna maestosa, un verde lussureggiante, un borgo morente, un mare spumeggiante o il silenzio dominante.

E' un libro da tappe, da stanchezze fisiche ma da vitalità intellettive.
Si può mangiare sotto un ombrellone o nei letti di uno sperduto hotel.
E' ombra fresca per il cocente Sole ed ombrello nei pomeriggi piovosi.

E' un libro che ci riporta all'attenzione di chi percorre il viaggio e non sulla meta.
E' un libro che ci riconcilia con noi stessi (qualora avessimo perso un ricordo, un intento) o che ci permette aperture più ampie degli orizzonti fino ad'ora contemplati.

Appena lette alcune pagine, vi verrà voglia di decelerare, non necessariamente tirare il freno.
Avranno meno senso gli aftermarket, il terminale di scarico, il casco luccicante, il suono assordante ed i cavalli prepotenti.

da pagina 168: “Io non so se la bellezza salverà il mondo. Sono però sicuro che può salvare quel piccolo pezzo di mondo che è ognuno di noi. Nutrendosi di bellezza, il nostro io a poco a poco si libera dalle sue ristrettezze e dalla volontà appropriativa, nonché dalle sue paure e dalle sue ansie, si libera insomma da tutto quel magma incandescente e a volte marcescente il cui insieme denominiamo ego, spesso all’origine del cosiddetto male di vivere e di tanta sofferenza”.

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