martedì 3 dicembre 2019

L'animale che mi porto dentro

Novembre. Nulla di nuovo: a novembre piove. Quest'anno, il 2019, ci ha risparmiato il freddo pungente ma non la pioggia. Quest'ultima abbondante, insistente, dirompente, noiosissima costante giornaliera.
E la pioggia non mi ha permesso di fare qualche buona uscita con la 2 ruote. Avrei potuto, si, ma non avrei goduto!

E allora ho cercato un carburante emotivo, di quelli che riscaldano i sogni e che tengono in caldo i buoni propositi.
Nulla di meglio, allora, di un libro. Un libro potente, evocativo. Ma non il solito libro sui viaggi, bensì un libro che rispolveri istinti passati e dinamiche oramai sopite. Cercavo qualcosa di potente e di introspettivo. E credo di averlo trovato. Anzi, ne sono sicuro se conto i minuti necessari per divorarlo.

E non mi sono sentito solo nel leggerlo: c'era l'autore, le sue storie, i suoi imbarazzi ed il suo animale e poi c'ero io, con le mie storie (erano simili alle sue), i miei imbarazzi (perbacco, simili ai suoi) ed il mio animale (somigliava al suo). E...e c'erano tutti gli altri, con le loro storie, i loro imbarazzi, i loro animali.

Il Piccolo Francesco ha esposto con schiettezza le dinamiche dell'universo maschile e le ha rese persino usufruibile all'universo femminile, qualora queste siano ben disposte a recepirle.
Ma si, anche il genere maschile le ha (le dinamiche) e seppur per qualcuno possono sembrare basiche, primordiali, contorte e contraddittorie, queste hanno e regolano la nostra vita ordinaria.

"Noi siamo le scelte che facciamo", ho sentito ripetere in pubblicità e in qualche frase d'effetto buttata lì a caso. Eh no: noi siamo il testosterone che ci portiamo, il logos primigenio, siamo i protagonisti dei film erotici anni '70, siamo quelli che guardano gli altri alle feste, siamo quelli che godono delle conquiste altrui, siamo la tigre di Mompracem e siamo quelli persi negli occhi di Lady Marianna, siamo quelli che non possono scegliere perché non siamo liberi neppure da noi stessi. E a tutto questo caos-preordinato (l'ossimoro per eccellenza) c'è il rimedio dell'introspezione, del romanticismo riparatore, dell'auto-flagellazione sensoriale-emotiva e dell'intelletto che vorrebbe contrastare l'immediatezza della brutalità che, niente, non vuol sentire nulla.

A me certo che sono interessate le storie descritte e sudate sulle pagine di questo libro, ma queste sono solo il gancio attraverso il quale riscoprire, e forse per qualcuno scoprire, il ruolo della semplice rozzezza e della semplice brutalità maschile. E dell'affanno nel domare tali pulsioni ho gradito il senso del dramma e del genuino romanticismo.

E' un libro in cui mi sono trovato più volte ad annuire, a ridere sguaiatamente in metropolitana, a confermare, a rimembrare pulsioni sessuali e a comprendere che no, non siamo mai stati soli.
Leggere sto libro è salvifico: comprenderai ciò che sei stato e ciò che sarai. Spietato, coinvolgente, profondo e forse per qualcuno ingombrante.

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